Domande sui alcuni dei trend più significativi: chi colmerà il vuoto creato dalla crisi delle banche locali?
Alessandro Bruni:
Egeria, il 2015 si è chiuso con lo scandalo delle banche popolari locali e con l'epitaffio di Ilvo Diamanti su Repubblica che seppellisce insieme banche e impresa locale, l'intero sistema decentrato dell'economia industriale italiana, insomma; morto di asfissia, conformismo e piccola consorteria! E nel frattempo l’indice di fiducia nelle banche scende ai livelli infimi di quello che il cittadino nutre per partiti e sindacati!
Cosa vedi nel prossimo futuro attraverso il tuo punto di osservazione? Chi beneficerà del vuoto lasciato dalle banche locali, incapaci di ricoprire un ruolo 'speciale' rispetto a quelle nazionali, accanto al loro territorio? Oltre ad un problema sistemico Quale sarebbe la loro promessa non mantenuta, il loro impegno allo sviluppo lasciato vacante? Come diceva John Locke, nelle società moderne non c'è buco che qualcun altro non sia pronto a colmare ... e più recentemente Steve Jobs echeggiava ‘banking is necessary, banks are not’.
Egeria di Nallo:
Io ci andrei piano con le sepolture e con gli epitaffi urbi et orbi ma anche con le botte da orbi. In altre parole, non facciamo di ogni erba un fascio (e non credo che Diamanti che stimo come grande sociologo e opinionista avesse queste intenzioni). Come dice lo stesso Diamanti, la crisi dei partiti ha provocato scompensi sul tessuto economico culturale a volte (cioè spesso) clientelare.
Questo non vuol dire che tutto il sistema imprenditoriale sia drogato al punto che venendo meno il supporto dei partiti si sgonfi. Si sgonfieranno i palloncini fasulli mentre gli altri diventeranno droni da combattimento.
L’attenzione privilegiata delle imprese sarà verso i mercati esteri, pur concedendo un margine crescente alla ripresa nazionale. La PMI italiana continuerà a reggere anche nel confronto delle megastrutture internazionali: lo stesso rapporto che ai tempi delle guerre civili romane c’era fra una flottiglia leggera e dotata di provetti marinai e una flotta di navi pesanti. Spesso le prime avevano la meglio.
Certo anche le navicelle hanno bisogno di forza trainante e di carburante, pur se in misura minore delle corazzate; fuor di metafora l’esigenza di credito è evidente e richiama in campo come interlocutore storico la banca, istituto anche questo di profonde radici italiane (la prima banca moderna fu il Banco di San Giorgio, sorto a Genova nel ‘400).
Quanto alla reputation ... beh, lo scollamento fra economia e finanza e la conseguente autoreferenzialità saranno gli scogli contro cui cozzeranno fiducia e aspettative verso le Banche da parte di imprese e anche dei privati. Considerata anche l’attuazione dell’ultima direttiva europea che deresponsabilizza lo Stato (il cosiddetto bail-in), in prospettiva si aprirà uno spazio a sostituti funzionali della Banca, che avendo meno variabili da controllare potrebbero fornire prestazioni (almeno all’apparenza) più agili e meno pericolose. E’ una sfida seria che potrebbe indurre le banche a rivedere molti atteggiamenti e comportamenti.
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